giovedì 3 ottobre 2013

Se l'istruzione ha un costo - articolo di Costantino Simonelli




Il manifesto è di quelli lapidari. Purtroppo, il conto, e molto caro, sono già decenni che "l'ignoranza- indolenza" lo ha presentato, ed è un conto salato.. La qualità dell'istruzione e la sua capacità di trasformazione in forza lavoro innovativa è scivolata via via più giù nel baratro di una non programmazione del futuro. Le parole "la cultura non dà da mangiare", l'appellativo di "bamboccioni" e consimili, affibbiate alla nostra nuova generazione sono parole esiziali rispetto ad una prospettiva di rinascita di questo nostro Paese e sono, d'altronde la certificazione dell'inadeguatezza, del suo "tira a campare", improvvisatorio, deresponsabilizzante e ,talora, francamente decerebrato, della nostra classe politica e dirigente, arroccata a difendere le sue quisquilie personali ed elettorali....


L'emigrazione delle nostre migliori giovani menti, non è quella storica dei secoli scorsi, dolente quanto si vuole, ma , per certi versi , proficua, d'un popolo che cercava sbocchi lavorativi per migliorare la propria condizione umana e sociale. Questa di oggi è penosamente più dequalificante perché sancisce un regresso di prospettive sociali ed economiche. Per capirci, mentre gli emigranti di allora hanno contribuito ad arricchire il tessuto sociale del nostro Paese, questa emigrazione di ora la impoverisce "tout court" ed in modo che, per decenni ormai, sarà irreversibile.

E questa migrazione culturale non è meno grave del famigerato "spread" che angoscia la nostra economia dell'oggi. Lo spread (inteso come divario) culturale e di cultura globale, rispetto ad altre realtà europee, si va allargando molto di più di quell'indice strettamente finanziario.


E questa migrazione intellettuale, questa abdicazione allo sviluppo, nel medio termine, non è meno grave, socialmente parlando, di quelle tante aziende che portano l’oro e capitali all'estero. Anzi, direi che, almeno in parte, la seconda è conseguenza della prima. Perché una buona istruzione diventa cultura e cultura produce innovazione. E senza innovazione, si perde in competitività. Su questo anche i sindacati tradizionali, fossilizzati in un ' ottica di difesa del lavoro "hic et nunc" dovrebbero riflettere.




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