Casabona, città rupestre altomedioevale
Casabona col suo grande villaggio rupestre, secondo solo ai Sassi di Matera in Italia, si configura sempre più come notevole patrimonio storico ed archeologico e dopo la scoperta dei numerosi frantoi rupestri e della tipica abitazione troglodita, emerge anche la piccola azienda agro-pastorale di epoca bizantina. Anzi tale scoperta getta una nuova luce sulle epoche di massimo splendore della vita in grotte in Casabona che “non fu a quei tempi scelta umiliante, ma dignitosa”, come acclara l’antropologo Cesare Pitto. Viene individuato, così, un piccolo insediamento rupestre con all’interno delle “grotte” che lo configurano come una antica azienda agricola, tipo moderna fattoria. Trattasi di sei “grotte” artificiali, di diverse dimensioni: nel loro interno interessanti novità. Il sito, discosto almeno un km dal grande villaggio ipogeo di Valle Cupa, è ubicato nei pressi della “Villa Tallarico” intorno a cui un orto botanico del 1929, con biotipi provenienti da più parti del pianeta, costituisce un elemento straordinariamente esotico nel bel centro di una regione mediterranea. Le attività praticate nel modesto insediamento, andavano dall’agricoltura alla pastorizia e, non meno redditizia, all’allevamento dei colombi. Al centro era ubicato l’antro destinato ad abitazione il che si evince dalla presenza di una nicchia absidale che costituiva il vano letto.
La colombaia
Ma l’antro che più colpisce l’occhio e stuzzica l’immaginazione è l’ultima grotta a sinistra: dal suo interno si diparte un corridoio laterale di sette/otto metri che termina con un’apertura laterale esterna, tipo finestra. Le pareti del corridoio, da ambo i lati, presentano una quindicina di nicchie rettangolari, allineate in file sovrapposte: la colombaia. E’ proprio la sua presenza che avvalora la tesi che l’epoca in cui la piccola azienda operava fu l’alto medioevo; la deduzione è d’obbligo: numerosi insediamenti rupestri dell’arco ionico risalenti a quel periodo presentano infatti le stesse colombaie.
Evidenze storiche
E qui è utile riportare testimonianze storiche sulla pratica dell’allevamento dei colombi in sito rupestre: il Caprara nel suo testo “Società ed economia nei villaggi rupestri” pubblicato in Fasano nel 2001, riporta che “in età medievale strutture dedicate all'allevamento dei colombi erano molto frequenti all'interno dei villaggi rupestri con rilevante importanza economica ed alimentare”. Egli afferma infatti che le carni dei colombi, apportavano “un importante contributo proteico alla dieta”. Ma non solo per la carne la famiglia troglodita allevava i colombi, un altro motivo, non secondario, era infatti la raccolta del guano, un elemento eccellente per il rinnovamento della fertilità della terra, di gran lunga superiore al letame ovino. Si apprende tra l’altro sempre dalla fonte suddetta che “il colombino era particolarmente indicato per la vigna”.
La datazione del sito
Il Caprara, ancora, precisa che in antichità, fin dall'Alto Medioevo, i trogloditi, per agevolare tale vocazione, apprestavano apposite grotte artificiali, lungo le cui pareti venivano scavate numerosissime nicchie in serie. E’ quello che è successo anche presso l’insediamento in questione il che evidenzia non solo alcune dinamiche economiche ivi praticate, ma anche, con un certa precisione, che il grande villaggio rupestre di Casabona conobbe la massima concentrazione demografica con inizio fin dall’Alto Medioevo, giusta la tesi di Cosimo Damiano Fonseca quando addita alla “seconda colonizzazione Bizantina (VI – IX sec.) il periodo della scelta abitativa in grotta da parte delle popolazioni rurali dell’impero”. Bisogna però aggiungere che la precisione e la razionalità della colombaia del nostro sito, pur nell’arcaicità della sua escavazione, supera ogni tecnica attuata dagli antichi abitatori negli insediamenti rupestri dell’arco ionico. Infatti, oltre alla simmetria delle nicchie, i colombi entravano ed uscivano lateralmente già in quota, evitando, tra l’altro, l’uscio principale praticato dall’uomo. Resta ferma la considerazione che un buon numero di grotte, soprattutto nell’ambito di Valle Cupa, siano da collocare in epoche decisamente preistoriche si da ritenere valida la tesi della presenza di un originario “Villaggio Neolitico” in Casabona.
Casabona col suo grande villaggio rupestre, secondo solo ai Sassi di Matera in Italia, si configura sempre più come notevole patrimonio storico ed archeologico e dopo la scoperta dei numerosi frantoi rupestri e della tipica abitazione troglodita, emerge anche la piccola azienda agro-pastorale di epoca bizantina. Anzi tale scoperta getta una nuova luce sulle epoche di massimo splendore della vita in grotte in Casabona che “non fu a quei tempi scelta umiliante, ma dignitosa”, come acclara l’antropologo Cesare Pitto. Viene individuato, così, un piccolo insediamento rupestre con all’interno delle “grotte” che lo configurano come una antica azienda agricola, tipo moderna fattoria. Trattasi di sei “grotte” artificiali, di diverse dimensioni: nel loro interno interessanti novità. Il sito, discosto almeno un km dal grande villaggio ipogeo di Valle Cupa, è ubicato nei pressi della “Villa Tallarico” intorno a cui un orto botanico del 1929, con biotipi provenienti da più parti del pianeta, costituisce un elemento straordinariamente esotico nel bel centro di una regione mediterranea. Le attività praticate nel modesto insediamento, andavano dall’agricoltura alla pastorizia e, non meno redditizia, all’allevamento dei colombi. Al centro era ubicato l’antro destinato ad abitazione il che si evince dalla presenza di una nicchia absidale che costituiva il vano letto.
La colombaia
Ma l’antro che più colpisce l’occhio e stuzzica l’immaginazione è l’ultima grotta a sinistra: dal suo interno si diparte un corridoio laterale di sette/otto metri che termina con un’apertura laterale esterna, tipo finestra. Le pareti del corridoio, da ambo i lati, presentano una quindicina di nicchie rettangolari, allineate in file sovrapposte: la colombaia. E’ proprio la sua presenza che avvalora la tesi che l’epoca in cui la piccola azienda operava fu l’alto medioevo; la deduzione è d’obbligo: numerosi insediamenti rupestri dell’arco ionico risalenti a quel periodo presentano infatti le stesse colombaie.
Evidenze storiche
E qui è utile riportare testimonianze storiche sulla pratica dell’allevamento dei colombi in sito rupestre: il Caprara nel suo testo “Società ed economia nei villaggi rupestri” pubblicato in Fasano nel 2001, riporta che “in età medievale strutture dedicate all'allevamento dei colombi erano molto frequenti all'interno dei villaggi rupestri con rilevante importanza economica ed alimentare”. Egli afferma infatti che le carni dei colombi, apportavano “un importante contributo proteico alla dieta”. Ma non solo per la carne la famiglia troglodita allevava i colombi, un altro motivo, non secondario, era infatti la raccolta del guano, un elemento eccellente per il rinnovamento della fertilità della terra, di gran lunga superiore al letame ovino. Si apprende tra l’altro sempre dalla fonte suddetta che “il colombino era particolarmente indicato per la vigna”.
La datazione del sito
Il Caprara, ancora, precisa che in antichità, fin dall'Alto Medioevo, i trogloditi, per agevolare tale vocazione, apprestavano apposite grotte artificiali, lungo le cui pareti venivano scavate numerosissime nicchie in serie. E’ quello che è successo anche presso l’insediamento in questione il che evidenzia non solo alcune dinamiche economiche ivi praticate, ma anche, con un certa precisione, che il grande villaggio rupestre di Casabona conobbe la massima concentrazione demografica con inizio fin dall’Alto Medioevo, giusta la tesi di Cosimo Damiano Fonseca quando addita alla “seconda colonizzazione Bizantina (VI – IX sec.) il periodo della scelta abitativa in grotta da parte delle popolazioni rurali dell’impero”. Bisogna però aggiungere che la precisione e la razionalità della colombaia del nostro sito, pur nell’arcaicità della sua escavazione, supera ogni tecnica attuata dagli antichi abitatori negli insediamenti rupestri dell’arco ionico. Infatti, oltre alla simmetria delle nicchie, i colombi entravano ed uscivano lateralmente già in quota, evitando, tra l’altro, l’uscio principale praticato dall’uomo. Resta ferma la considerazione che un buon numero di grotte, soprattutto nell’ambito di Valle Cupa, siano da collocare in epoche decisamente preistoriche si da ritenere valida la tesi della presenza di un originario “Villaggio Neolitico” in Casabona.
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