La necessità di mescolare il primitivo e il razionale
costituisce l’essenza del conflitto di sviluppo.
Wilfred R. Bion
Per comprendere i fenomeni naturali e sociali concernenti la storia dell'umanità, si deve necessariamente attingere al contributo di molte discipline, quali la storia, l’antropologia, l’economia, la politica, la sociologia, la psicologia individuale e sociale, la filosofia, la psicoanalisi, la letteratura, per citarne solo alcune delle più rilevanti, a cui si aggiunge quel decisivo e complesso sapere, che ai nostri giorni è nella mente e nelle mani di un numero ristretto di persone: il gruppo dell’Elite del potere finanziario.
La tendenza a unirsi è innata sia nella specie umana e animale come anche in quella vegetale, grazie alla esistenza dell’istinto gregario finalizzato a salvaguardare la specie.
Il concetto di Elite rimanda alle diverse forme possibili di governo per gestire le disuguaglianze e nella storia dell’umanità se ne possono rintracciare tre tipi: monarchia, democrazia, aristocrazia. Lo scritto che segue, oltre ad elencare e sommariamente descrivere alcuni tipi di raggruppamento, intende addentrarsi nelle dinamiche del funzionamento del gruppo dell’Elite. Il gruppo in sé è l’ambito privilegiato dove è possibile osservare le dinamiche “politiche” degli esseri umani.
Il gruppo dell’Elite gioca un ruolo decisivo nelle esperienze del potere, nella distribuzione delle risorse e quindi nel processo storico, culturale e socio-economico dell’Umanità.
L’istinto gregario, come già detto, spinge gli esseri viventi ad associarsi in tante forme, a partire dalla manifestazione più naturale, quella della massa, per pervenire ad altre meno spontanee, chiamate “artificiali” dotate di un Capo e di una rigorosa organizzazione, come quella della Chiesa o dell’Esercito. Va aggiunto a queste ultime il gruppo dell’Elite, al quale spetta il compito di governare.
Wilfred R. Bion, psicoanalista di grande spessore, chiama questi organismi “gruppi specializzati di lavoro”. La più semplice e istintiva forma di assembramento è formata dalla massa i cui movimenti assecondano in modo assoluto le pretese dell’istinto gregario. Quando si pensa alla massa come gruppo, la mente va subito alle vicissitudini paradossali che sorgono nella folla descritta da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Lo scrittore la caratterizza come un inarrestabile processo regressivo che frantuma l’identità del singolo a favore di un’unica formazione mentale e corporea che disordinatamente si muove senza inseguire più il progetto iniziale.
Si realizza così una “uguaglianza assoluta ed indiscutibile”, dove ogni distanza fra i partecipanti si dissolve in un processo che, come afferma Bion, favorisce la confluenza in un serbatoio comune degli impulsi e dei desideri di tutti, che però costituiscono anche l’ostacolo maggiore per raggiungere ciò che il gruppo razionalmente si era prefissato inizialmente. Difficilmente la massa con questi requisiti può conquistare gli obiettivi per i quali si muove.
Pertinenti al riguardo i versi del premio Nobel Wislawa Szymborska: Le persone s’instupidiscono all’ingrosso e rinsaviscono al dettaglio.
Diversamente accade, invece, nelle due masse artificiali l’Esercito e la Chiesa, che, in quanto organizzazioni specializzate si differenziano da quelle spontanee grazie alla presenza di un capo e di una organizzazione dove gli “assunti di base” possono essere governati da un leader.
La civiltà, afferma Freud, nasce grazie alla parziale e faticosa rinuncia da parte dei singoli individui ai propri istinti e pulsioni, per incoraggiare la nascita e lo sviluppo di atteggiamenti razionali e comportamenti collaborativi.
La mentalità di gruppo, tuttavia non può essere mai soppressa totalmente. Essa è difesa e mantenuta da ciò che Bion chiama, assunti di base, cioè stati mentali che mantengono inalterata nel tempo la vita emotiva primitiva.
Anche la società, in quanto gruppo, deve fare i conti con gli assunti di base, ed è per questo che delega la funzione del loro contenimento a due “gruppi specializzati di lavoro”, Chiesa ed Esercito.
Ogni gruppo deve avere il leader che ha il compito di catturare le fantasie inconsce, che, se lasciate libere di agire, impedirebbero il funzionamento del gruppo di lavoro.
Esse, tuttavia, non vanno mai negate, ma arginate nella struttura del gruppo perché sono indispensabili a un sano conflitto di sviluppo che garantisce lo svolgimento del compito.
Il gruppo, come afferma Bion agisce sia con gli stati mentali primitivi, sia con quelli più evoluti, è possibile cioè un’attività di alto livello intellettuale che non prescinde mai, tuttavia, dall’insieme delle emozioni basiche.
Pertanto il gruppo di lavoro si deve destreggiare tra due forze contrastanti: quelle coscienti che tendono a una operosità costruttiva e quelle inconsce che la contrastano.
Gli assunti di base sono tre e si configurano come stati mentali condensandosi in: Dipendenza, Attacco e Fuga e Accoppiamento.
Il primo è denominato “assunto di base di dipendenza”, e fa da sfondo al sottogruppo della Chiesa, mentre il secondo, assunto di base “attacco-fuga” fa da sfondo al sottogruppo dell’Esercito e il terzo, “assunto base di accoppiamento”, è proprio dell’Elite.
L’organizzazione che caratterizza ogni gruppo in un determinato momento è sempre il risultato del conflitto tra la volontà collettiva anonima e inconscia e le aspirazioni e i bisogni consapevoli dei partecipanti.
Il leader, nei diversi momenti, che il gruppo vive, può cambiare in ragione delle difficoltà che il gruppo incontra.
Nella Chiesa è attivo l’assunto di base della dipendenza, pertanto il leader ha il compito di proteggere il gruppo e di mantenere viva la speranza inconscia dell’attesa di una presenza salvifica.
Il leader dell’Esercito deve aiutare il gruppo ad indirizzare e ad amalgamare le paure e le fantasie distruttive.L’Elite che si riconosce nell’assunto di base dell’ Accoppiamento si struttura intorno ad una idea di coppia in grado di generare un “messia”, o una idea risolutiva a una crisi.
L’atmosfera che circola è colorata dall’attesa messianica di un qualcuno o di un qualcosa ancora in gestazione ma che nascerà e troverà una soluzione per ogni problema.
Al leader, in questa situazione, viene richiesto di non colludere con gli stati d'animo che si esplicitano in sentimenti regressivi di disperazione, di odio e distruzione del gruppo, e di sollecitarlo invece ad evolversi verso la crescita e lo sviluppo attraverso le risorse del gruppo di lavoro.
Nel processo evolutivo possono nascere idee nuove che potrebbero mettere a repentaglio la capacità dei membri di tollerare emozioni difficili come confusione, frustrazione e dolore.
Il leader per aiutare il gruppo a realizzare il proprio compito deve spronare i membri alla collaborazione, allo sforzo e all’utilizzo di metodi razionali e scientifici che si avvalgano anche di un linguaggio chiaro e adeguato. Tutte le dinamiche inerenti al gruppo di lavoro espongono i membri del gruppo e il leader a inevitabili sentimenti di isolamento e di solitudine che, se tollerati possono essere semi di nuove idee, che contengono forze potenzialmente distruttive nella struttura del campo in cui si manifestano.
Infatti, di fronte al mutamento e all’apparire di un’ idea nuova, si mobilitano processi difensivi come rifiuto, dogmatizzazione o mitizzazione.
Il portatore di un’idea nuova è sempre distruttivo per il gruppo e l’establishment cerca di proteggere il gruppo da questa situazione, infatti una delle funzioni dell’establishment è quella di contenere il potere distruttivo dell’idea nuova e geniale e di renderla digeribile ai membri del gruppo.
Tre sono le relazioni possibili fra il portatore di idee nuove e il gruppo: conviviale, simbiotica e parassitaria. Nella prima c’è una coesistenza pacifica priva di confronti, conflitti e mutamenti. In quella simbiotica si crea un confronto che porta un mutamento di entrambi, e la relazione comporta emozioni d’amore, odio e conoscenza.
Nella relazione parassitaria, l’emozione predominante è l’invidia che porta all’impoverimento e alla distruzione di entrambi.
Un esempio, fra i molti possibili, è quello di un gruppo che promuove un individuo, la cui eccezionalità può essere vanificata dall’establishment che lo confina in un ruolo puramente burocratico.
L’Elite ha il compito di governare la società e il suo compito principale è quello di salvarlo dalle proprie pulsioni distruttive. “Una delle illusioni ricorrenti del pensiero umano è di ritenere di vivere il punto d’arrivo della storia”, afferma Luciano Canfora in un articolo apparso sul “Corriere della sera” il 5 gennaio 2012. Infatti l’umanità è portata a pensare sempre di avere raggiunto la “pienezza” dei tempi non immaginando la continua evoluzione della storia nei suoi corsi e ricorsi. Si è portati a pensare di avere raggiunto, la “pienezza dei tempi” negando la possibilità di ulteriori evoluzioni. Lo ha evidenziato chiaramente sia la fine del capitalismo, sia la rivoluzione sovietica. Entrambi, in riferimento tanto al capitalismo quanto alla rivoluzione sovietica, sono entrati in crisi influenzandosi reciprocamente attraverso un processo dialettico sociale politico ed economico.
Agli esordi del XXI secolo, è dunque legittimo chiedersi a quale soggetto politico è affidata la trasformazione, dopo il rimescolamento delle classi e avendo di fronte, come afferma Charles Kupchan “un Mondo di modernità multiple, interdipendente e globalizzato, senza un centro politico o un modello dominante”, a cui va poi aggiunta la presenza di un capitalismo senza freni, di un ceto medio umiliato e di un’esplosone tecnologica che avanza a passi travolgenti.
Senza dimenticare poi la rivoluzione antropologica, sociale e politica, danneggiata nella capacità di immaginare il suo futuro dai piani di una Elite, un potere estraneo a tutte le identità nazionali, in grado di manipolare e gestire solo le dinamiche della globalizzazione.
Si va ben oltre, quindi, il pessimismo circa i limiti dei tre mestieri impossibili: dell’educare, guarire e governare, a cui accennava Freud.
(Da fili d’Aquiloni n.25)
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