martedì 14 gennaio 2014

Il magistero poetico di Giampiero Neri, raccontato a un amico - Recensione di Marco Dalla Torre



ALESSANDRO RIVALI, Giampiero Neri, un maestro in ombra, collana “Di fronte e attraverso. Saggi di letteratura”, Jaca Book, Milano 2013, pp. 160, euro 14,00, ISBN: 978-88-16-41217-0.

Pare un libro-intervista. Due poeti: uno molto noto, Giampiero Neri, risponde alle domande di un poeta, Alessandro Rivali, molto più giovane ma già si è fatto molto apprezzare. Interessante.
In realtà si tratta di molto di più; di un dialogo tra due uomini legati da una amicizia vera, che dura nel tempo. Che, a beneficio di chi legge, nell’estate scorsa è sbocciata in questo progetto.


Nel capitolo introduttivo (Meccaniche di un incontro), Rivali rievoca la prima conoscenza – era il 1998 – e il suo sviluppo. Evidente il profondo influsso nel giovane: «Certamente, mi incoraggiò a proseguire a scrivere, ma senza buonismo: “La poesia è un sentiero molto difficile, dovrai pensare solo con la tua testa, non ti puoi perdonare neanche un verso sbagliato…”. Iniziava con queste parole un secondo magistero, ben più fecondo e intenso di quello universitario» (p. 10). Incontro che ha lasciato il segno anche nel poeta maggiore, come dichiara in una prosa inedita in chiusura di volume: «Cosa importa se fra noi la differenza di tempo supera il mezzo secolo? Un amico non si trova ad ogni angolo di strada» (p. 132).

La vicenda editoriale di Neri è singolare. Un lavoro in banca, mal sopportato ma necessario in tempi di difficoltà economiche; un prezioso e nascosto compito di lettore e primo critico dei testi del fratello più giovane e maggiormente noto, Giuseppe Pontiggia; un libro d’esordio – L’aspetto occidentale del vestito (1976) – arrivato alla soglia dei cinquant’anni. “Maestro in ombra”, l’ha definito Maurizio Cucchi, “poeta di tarda fioritura ma di statura altissima, tra le voci più sicure della poesia italiana degli ultimi quarant’anni”, affermano altri.


Il lungo dialogo, raggrumato in sei capitoli, è condotto con conoscenza profonda ed empatica da Rivali, che pone domande lucide e ‘necessarie’. Onore al merito. Precise e taglienti le risposte di Neri, coraggiose, mai elusive. Emerge l’uomo, e il senso del reale, e il ruolo della poesia. Un libro godibilissimo e profondo, non certo solo per addetti ai lavori. Giustamente osservava Daniele Gigli in una recensione su ‘il sussidiario.net’: «Perché quando è comunione vera tra uomini veri il dialogo tra due poeti non è cosa da specialisti ma, appunto, da appassionati: della poesia, certamente; ma prima di tutto, e semplicemente, della vita».


«Negli ultimi mesi ho imparato a conoscere meglio il suo rapporto con le domande che attanagliano ogni poeta. Neri ama gli autori assetati di verità. Torna su di loro con uno scavo concentrico e ossessivo […]» (p. 12). Il quarto capitolo (Pasternak, Fenoglio, Villon e altri maestri) ne è stretta testimonianza: incontri vitali, che indirizzano la vita. Da Omero a Dante, da Villon a Melville, da Rimbaud a Campana, dal Dottor Zivago a Il placido Don. Forse anche perché autore molto amato dallo stesso intervistatore, Neri si sofferma molto su Fenoglio. Alla domanda sullo stile di lui, Neri risponde: «Ha una straordinaria asciuttezza nella narrazione. È una scrittura potente che fa pensare ai classici e a Tacito in particolare. Nella sua opera si raccolgono insieme l’arte e la filosofia. Il romanzo e il saggio. E lo studio sull’uomo, l’analisi sull’uomo. Questo è Fenoglio» (p. 79).


Un giudizio che dice molto di Neri stesso, che altrove rincara: «Soltanto i laudatores temporis si aspettano dalla letteratura qualcosa di piacevole, ma io, come ho detto più volte, mi aspetto prima di tutto la verità, ossia una parola che ci informi sulla vita, e non stupidaggini» (p. 70).
Il quinto capitolo ha titolo Il Peppo, un legame intenso e travagliato. “Peppo” era il soprannome familiare del fratello minore Giuseppe (Pontiggia), nome importante della narrativa italiana degli ultimi decenni. Anche in questo caso Neri è sincero, con se stesso soprattutto. Risalta un affetto sincero e anche un po’ rude, che al tempo stesso non nasconde i dissidi e il suo personale giudizio sull’opera letteraria del fratello. Non a caso è stato il capitolo che ha fatto più ‘rumore’ sulla stampa di questo plurirecensito libro.


Il seguente e ultimo capitolo ha trovato molto minor eco sulla stampa, ma è forse il più intenso: Il cantiere del poeta. In tutto il libro, e qui ancor più, come scrive Alessandro Ramberti «l’acutezza di analisi di Neri, abilmente sollecitata da Rivali […], offre spesso in queste pagine fulminanti e indimenticabili sentenze che sono a volte autentici aforismi».
L’ultima domanda chiede proprio un bilancio di questo dialogo. Ecco la risposta: «Ho vissuto questo libro come un grande commento al mio lavoro […], alle mie poesie che sono necessariamente un po’ criptiche, mentre qui ho parlato a lungo senza essere contratto […]» (p. 129).


Giampietro Pontiggia (Erba, 7 aprile 1927) è un poeta italiano, meglio noto con lo pseudonimo di Giampiero Neri. Ecco la sua bibliografia essenziale:
• L’aspetto occidentale del vestito, Guanda, Parma, 1976
• Liceo, Guanda, Palermo-Milano, 1982
• Dallo stesso luogo, Coliseum, Milano, 1992
• Teatro naturale, Mondadori, Milano, 1998
• Erbario con figure, LietoColle, Como, 2000
• Finale, Dialogolibri, Olgiate Comasco, 2002
• Armi e mestieri, Mondadori, Milano, 2004
• Poesie 1960-2005, Oscar Mondadori, Milano 2007
• Prose, LietoColle, Como, 2008
• Paesaggi inospiti, Mondadori, Milano, 2009
• Il professor Fumagalli e altre figure, Mondadori, Milano 2012









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